Jackie Kennedy, mia nonna e Un Terribile Amore
Qualche anno fa ho scritto per un’antologia un pezzo che indagava la relazione tra le donne e l’abbigliamento.
Ciascuno degli autori coinvolti doveva scegliere un oggetto che avesse una particolare importanza personale: un ricordo, un’immagine, una associazione mentale con il proprio passato.
Fui felicissima di avere l’opportunità di scrivere della mia nonna paterna e della sua collezione di sontuosi, ornatissimi cappelli.
Il pezzo si intitolava ‘Parlando attraverso i suoi cappelli’ – un titolo che in Inglese suona come un dire cose senza senso, blaterare.
Ma che avevo scelto, invece, per riferirmi, in questo caso, al modo in cui la moda, ciò che scegliamo di indossare, raccontano di noi e di come ci vediamo nel mondo attorno a noi.
Attorno ai cappelli di mia nonna si forma tutta una narrativa sulla società irlandese degli inizi del Ventesimo Secolo.
Erano grandi, adornati, spesso fatti a mano dai migliori cappellai di Belfast.
Indossandoli proclamava il suo status sociale, la sua opulenza finanziaria e il suo famoso buon gusto.
Donne meno abbienti indossavano cappelli più piccoli, o di stoffa meno costosa, decorati in maniera più semplice, magari con un fiore, o nastri.
Ma, indipendentemente da quanto fossero ornati o sobri, i cappelli erano parte dell’abbigliamento quotidiano: una signora – ricca o povera che fosse – non la si poteva dire vestita in maniera appropriata senza il suo cappello e i suoi guanti.
La moda ha sempre significato status.
E ci parla anche di cambiamenti della società. Basta pensare alle gonne più corte e ai cappelli più piccoli in voga alla fine degli Anni Quaranta: parlano di austerità post-bellica, di un mondo ricco di incertezze e povero di risorse.
Negli Anni Cinquanta, i metri e metri utilizzati nel ‘New Look’ da Dior parlano dell’esatto opposto: un mondo che ritrova l’abbondanza e la sicurezza finanziaria.
Ancora più significativamente, gli indumenti femminili fioriti e poco pratici che diventano di moda negli Anni Cinquanta parlano di donne mandate di nuovo a casa, costrette a lasciare il lavoro perché nel frattempo gli uomini erano tornati.
E dopo, gli Anni Sessanta: un’epoca di cambiamento radicale in tutto il mondo.
In ‘The Years That Followed / Un Terribile Amore’ la madre di Calista ammira lo stile Jackie Kennedy.
Semplicità, eleganza e colori accentuati ne sono i fondamenti.
E, anche per lei, cappelli e guanti erano elementi importanti nella costruzione del look.
Tra i tanti trend fissati da Jackie Kennedy, fu lei a rendere il cappellino tanto di moda quanto accessibile.
Un cappellino – ben diverso quindi dai grossi ed elaborati cappelli di mia nonna – poteva essere prodotto e acquistato con una somma modesta.
Così questo accessorio di grido diventò improvvisamente accessibile per tutte le donne, come se il cappellino di Jackie avesse inaugurato una nuova democrazia della moda, o, più precisamente, una democrazia dello stile: Jackie ha creato uno stile a partire dal suo stesso gusto individuale.
Quando le donne hanno seguito in massa il suo look, una nuova era della moda era iniziata.
Jackie prediligeva l’assertività del tailleur.
Il tailleur divenne l’elemento caratteristico della donna intelligente, indipendente e sofisticata dei primi Anni Sessanta.
Uno in particolare, creato per lei da Chanel e impresso indelebilmente nella nostra memoria, è quello con giacca rosa fragola doppio petto e gonna in lana Bouclé.
È quello che Jackie indossava, con tanto di cappellino rosa, il giorno in cui il Presidente Kennedy venne assassinato.
La lana macchiata di sangue di quel tailleur è diventata il simbolo della fine di un’era, della morte dell’innocenza.
Dopo la morte del Presidente le apparizioni pubbliche di Jackie furono rare – ma lasciò un segno profondo su quegli anni: fino a quando tutto cambiò, di nuovo.
Nella seconda metà degli Anni Sessanta la moda esplode in un arcobaleno psichedelico di colori, di forme nuove e più libere, di tessuti naturali e di una nuova rivoluzione contro – culturale senza limiti.
Era arrivata l’epoca del flower-power e dell’amore libero – e con essa il disprezzo per il taglio e le strutture formali, tradizionaliste, di tailleur, cappello, guanti e soprabiti del passato.
I cambiamenti radicali di forme e colori dell’abbigliamento divennero emblematici di un decennio tumultuoso – un periodo di cambiamenti profondi che ha lasciato il segno sulla moda e sulla società fino a oggi, quasi cinquant’anni più tardi.