Scrivere l’ignoto: nei panni dei personaggi di ‘Come Cade la Luce’
Quello della cosiddetta ‘comfort zone’ è un concetto inapplicabile a uno scrittore. Tutta la scrittura ha a che fare con l’ignoto.
Quando un momento di ispirazione ci ‘costringe’ a creare una storia, spesso non sappiamo dove andremo a finire. A volte pensiamo di saperlo, ma poi la storia, mentre la scriviamo, ci porta altrove, dimostrando di saperne più di noi. Seguiamo indizi invitanti, ma solo per finire in un vicolo senza uscita. Ma magari è proprio in quell’angolo buio che l’illuminazione arriva, inaspettata.
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Scrivere è sempre un atto autobiografico; scrivere non è mai un atto autobiografico.
Due affermazioni opposte, entrambe vere.
Dopotutto la scrittura deve pur nascere da qualcosa: quel luogo in cui si accumulano le nostre esperienze deve pur rimanere da qualche parte nello scrittore.
Qualche volta la scrittura proviene proprio da quel luogo, ma una volta scritta, l’esperienza si è trasformata in qualcos’altro. L’esperienza è il metallo grezzo che ha bisogno, per trasformarsi in arte, di un’alchimia.
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Più spesso, io credo, la scrittura proviene da un luogo dell’inconscio, o del subconscio. Forse dall’inconscio collettivo di Jung: quella parte di noi che deriva da una comune memoria ancestrale, la stessa per tutta l’umanità.
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Spesso uno scrittore sceglierà, così come io ho fatto nel mio romanzo più recente, di scrivere da una prospettiva che non ha basi consce o autobiografiche.
In ‘Come Cade la Luce’ i due personaggi principali sono due sorelle, caratterizzate da una relazione profonda e interdipendente. Sotto molti aspetti tale relazione è stata plasmata dall’interazione con Mitros, loro fratello: il figlio mezzano tra la maggiore Alexia e la minore Melina, affetto da una grave forma di disabilità.
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Io non ho sorelle. E non ho mai vissuto con un bambino disabile. Il salto immaginativo mi ha richiesto di mettermi nei panni di personaggi, ponendomi questioni molto importanti.
Ho iniziato, come sempre, con una robusta dose di ‘Cosa accadrebbe se?’. Come potrebbe essere la vita di una figlia di migranti fuggiti da Cipro nel 1974 e arrivati in Irlanda quando la società era omogenea, conservatrice e inflessibile?
Quale impatto avrebbe avuto sulla figlia maggiore, Alexia, essere rimossa dal centro dell’attenzione genitoriale a causa della nascita di Mitros? Uno spostamento, questo, parallelo a quello della famiglia, da Cipro.
E quali sarebbero stati i terribili effetti del doversi controntare con una disabilità in famiglia, quando già alle prese con un esilio brutale e inaspettato?
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Queste esperienze e traumi erano ben al di là della mia ‘comfort zone’ autobiografica. Ho dovuto trovare il modo di entrare in quel mondo con uno sguardo diverso dal mio per percepire il ritmo di una vita diversa.
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Quando si comincia a scrivere ci viene spesso consigliato di ‘scrivere di ciò che si conosce’. Ma se questo significasse ‘scrivere solo delle proprie esperienze dirette’, sarebbe estremamente limitante.
Nello scrivere un romanzo, almeno per me (badate bene: un punto di vista assolutamente soggettivo), tutto ruota attorno a comprendere e scavare gli strati delle emozioni umane.
Per me il romanzo è, dall’inizio alla fine, una questione di personaggi.
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La psicologia mi ha sempre affascinata: la psicologia della famiglia in particolare. Quando alcuni anni fa ho iniziato a fare ricerca sui miti greci, quello che subito mi colpì di più era la forza dei legami in quelle antiche, potenti famiglie.
La terra, le guerre, le lotte intestine infondono alla narrazione del mito ritmo e suspense: ma al centro di tutti i racconti sta la forza dei legami psicologici tra amanti, tra fratelli, tra genitori e figli, tra figlie e genitori.
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Rivalità. Gelosia. Lussuria. Rabbia. Il diritto. La violenza. Il possesso. L’infedeltà. Tutto il caos che nasce quando i legami sacri vengono spezzati, da forze interne o esterne alle relazioni stesse.
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Fedra, Arianna e il Minotauro sono stati il punto di inizio per una esplorazione di dinamiche familiari che è ancora vivida nella mia immaginazione.
Dinamiche potenti, autentiche, coinvolgenti. E senza tempo.