Trasformazioni: lo scrivere e la memoria

 In Diario, News

Una mia riflessione sul rapporto tra memoria, lettura e scrittura, a margine delle regole per scrivere un libro.
L’atto di scrivere – come del resto gran parte delle altre nostre esperienze – implica un processo di trasformazione. Dai materiali grezzi di memoria, emozioni, osservazioni, empatia gli scrittori forgiano le loro risposte al mondo che ci circonda.

Lo scrivere e la memoria

Forse uno dei più potenti tra quei materiali grezzi è la memoria: quei vividi momenti dei primi anni di vita, dell’infanzia che determinano per sempre il modo in cui vediamo noi stessi e gli altri.

Il “momento” che ha ispirato questo testo è accaduto più di cinquanta anni fa ed è importante per me per molte ragioni.

Mio zio Dónal era uno degli adulti che assecondava la mia passione per i libri, che mi incoraggiava a perdermi tra le storie. Gli sono molto grata per questo.

È un “momento” importante anche perché questa visita in Irlanda del Nord è precedente ai ‘Troubles’ che hanno poi dilaniato l’Isola: saranno trenta anni – prima del processo di pace – di sconvolgimenti, bigottismo, omicidi e caos.

Oggi, nel 2016, la pace, per quanto malferma, tiene. La gente prosegue nella vita di tutti i giorni: lavora, cresce i figli, cammina nelle strade delle città, relazionandosi di nuovo con l’arte.

Leggere per unire

Ho sempre creduto che i libri, la lettura, le storie abbiano il potere di riunire le persone.

Negli ultimi anni sono andata spesso in Irlanda del Nord in occasione di Book Club o visitando biblioteche, insieme a molti altri scrittori, e possiamo vedere sempre più interconnessioni (in entrambi i sensi) attraverso il confine psicologico che ancora esiste nell’Isola.

E questo mese di aprile 2016 ha visto in questo senso una bellissima iniziativa.

Insieme, Dublin UNESCO City of Literature e Libraries NI (North of Ireland) hanno scelto un romanzo, Fallen, di Lia Mills, come libro da leggere e discutere insieme, durante un festival della durata dell’intero mese.

‘Two Cities One Book’ si traduce in una serie di attività e incontri – tra Belfast e Dublino – che esplorano i tumultuosi eventi del 1916, eventi che hanno avuto un enorme impatto sulla vita delle persone comuni.

Il 1916 fu l’anno dell’Insurrezione di Pasqua in Irlanda – l’insurrezione armata contro la dominazione britannica, svoltasi soprattutto in area dublinese; ma vide anche i massacri del Fronte Occidentale durante la Prima Guerra Mondiale. Lealtà conflittuali crearono barriere tra le persone e distrussero famiglie delle varie comunità in tutto il Paese.

Esplorare e rispettare tradizioni differenti è parte del processo di crescere.

Credo che l’arte abbia un ruolo molto significativo nel processo che sta continuando.

Riflettere sugli eventi di cento anni fa, discuterne, cercare di comprenderli da diversi punti di vista – tutte queste esperienze aiutano nel processo di trasformazione.

Piccoli passi, forse: piccole trasformazioni.

Ma è così che si cresce.

Trasformazioni

Belfast

Mio zio Dónal era un insegnante di scuola elementare di Belfast.

Viveva con mia zia Eileen in una grande casa un po’ sconclusionata in Woodvale Road.

Era, per i loro figli ormai grandi, una sorta di santuario cresciuto attorno ai libri di lui, ai cavalletti di lei.

Cani pastore scozzese e grassi gatti dalla pelliccia tartaruga si godevano pigri il sole di quel giardino estivo d’infanzia.

Amavo andarci.

Non solo perché alla me stessa bambina di dieci anni Dónal permetteva di stare nella sua biblioteca, di tenere tra le mani le sue prime edizioni di Dickens.

Mi ricordo ancora le pagine spesse, color crema, talvolta intonse, la fredda rilegatura di cuoio sotto le mie dita indagatrici.

I viaggi al Nord erano una parte così importante della mia vita anche perché a Dónal piaceva insegnarmi: prendeva un altro volume dallo scaffale, e:

“questa si schiama rilegatura mezzo cuoio”

oppure, scorrendo la superficie con le dita

“e questi sono risvolti marmorizzati”.

I libri erano stati prima di suo padre, adesso era compito suo conservarli con la stessa cura.

C’è una poltrona su un lato del caminetto, ed è lì che mi siedo: quasi non tocco terra. Tutto attorno a me ci sono le infinite promesse dell’odore dei libri, delle storie.

E l’aleggiare dell’odore della pipa di zio Dónal.

Mi rivedo ancora a girare le pagine: neanche capendo tutto ciò che leggevo, ma con l’impulso di continuare, stregata da quel senso di privilegio “da grandi”.

In quei giorni a metà degli Anni Sessanta non avevo nessuna idea di come le nostre vite si sarebbero trasformate.

Quando ero ormai sull’orlo dell’adolescenza, la casa di Dónal e Eileen fu incendiata.

Una terribile, imprevista notte di agosto la folla, e il fuoco, li costrinsero a lasciare la casa, via per sempre da quella città contraddittoria.

Fuggirono verso la tranquillità di Dublino, ma credo che non si siano mai sentiti a casa, lì.

Pagina dopo pagina

Mi è poi capitato spesso di pensare a come i libri e la lettura siano cambiati per me nel corso degli anni.

Prima c’era l’urgenza della fanciullezza – quell’impulso a scoprire che cosa c’era dopo, che cosa accadeva a chi e come.

A quel tempo correre verso il traguardo della fine del libro era la cosa più emozionante.

Decostruzione: leggere per lavoro

Molto più tardi è seguita l’era della “decostruzione”: gli anni dell’università, in cui, in qualche modo, leggere dava l’impressione di essere una attività sterile, forzata, finalizzata.

Tra queste due fasi, e per gli anni a seguire, si sono formati i miei gusti personali. Sono diventata più selettiva, più accorta. Intanto, al tempo stesso, lo scrivere stava diventando qualcosa di serio.

Non so esattamente quando la lettura si trasformò in scrittura. Non ho una memoria cosciente del loro essere separati.

Nella biblioteca di Dónal la mia immaginazione si accendeva per le nuove storie mentre al tempo stesso assorbiva le vecchie. Mentre Dónal parla, acquisisco un nuovo vocabolario. Imparo che cosa sono la rilegatura a mano in seta e le decorazioni a foglio d’oro, la rilegatura in marocchino.

Persino il suono delle parole è seducente: e seguire le rilegature con il polpastrello, sentire il calore reverente di mio zio tanto per il libro quanto per il rilegatore.

Il ricordo di quei giorni ha una dimensione poetica che non dimenticherò mai.

Oggi leggere è anche parte del mio lavoro, non più soltanto un piacere.

Dónal sarebbe inorridito se scoprisse che ho un Kindle.

Leggere (e scrivere) ai tempi di Ryanair

A mia difesa gli direi che è una cosa differente. La tecnologia mi dà accesso al testo: non è affatto uguale al tenere un libro tra le mani. Il Kindle mi permette di leggere, di fare ricerca ovunque mi trovi.

E, per di più, è la mia arma anti-Ryanair…

Posso viaggiare, senza il peso di una dozzina di libri che comunque non entrerebbero nel mio baglio a mano e per i quali dovrei pagare un extra: è abbastanza per amare il Kindle.

Di recente, quando l’ultima delle sorelle di mio padre è morta, ho ereditato alcuni volumi rilegati in cuoio, soprattutto opere di Sir Walter Scott.

Adoro le pagine ammuffite e il loro odore, la doratura sbiadita delle costole. Quando li sfoglio torno a quella poltrona e alla biblioteca illuminata dal sole, a quei giorni di prima che il mondo cambiasse.

Mi rattrista così tanto il pensiero di sapere quei volumi ridotti in cenere, delle pagine annerite disperse sotto il cielo notturno di Woodvale Road. Ma sono altrettanto consapevole dei libri che sono arrivati fino a me.

Se ne stanno seduti, respirano, alle mie spalle, mentre lavoro.

Posso sentire la voce di Dónal, il suo accento di Belfast, le sue descrizioni dei bordi dorati, della stoffa Buckram delle copertine e le rifiniture in moiré.

Ci sono giorni in cui mi sembra di sentire persino l’odore del tabacco da pipa: ma forse è quel senso intangibile di qualcosa di prezioso che è stato tramandato, trasmesso, come un fuoco di diversa natura, ma che brucia ancora.


 

Una versione più breve di questo articolo mi era stata commissionata dalla Sunday Miscellany e trasmessa dal Kilkenny Arts Festival, Agosto, 2011.

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Contact Us

We're not around right now. But you can send us an email and we'll get back to you, asap.

Not readable? Change text. captcha txt
Catherine Dunne scrittrice - foto Noel HillisCatherine Dunne scrittrice - foto Noel Hillis