Regole per scrivere un libro – 2: non aspettare l’ispirazione

 In Diario, News

Continuiamo a parlare delle regole per scrivere un libro: i miei suggerimenti per avvicinarsi alla scrittura.

Non so bene come si sia diffuso il mito secondo il quale lo scrittore se ne sta lì in attesa dell’ispirazione.
Sembra diffusa la credenza per cui non facciamo altro che aspettare l’arrivo della Musa: lei agita la bacchetta magica e, via, si comincia: un’altra storia, un’altra poesia, sceneggiatura, romanzo nascono già completamente formati.

Non dovremmo fare altro che aspettare il dono dell’idea: la scrittura verrà da sé, alimentata da una sorta di invisibile, magico processo.

Non penso sia così.

Magari possono esserci un paio di momenti di illuminazione, ed è meraviglioso quando arrivano. Il germe di qualcosa che se ne è stato lì, dormiente, forse per anni, e che improvvisamente comincia a germogliare, raggiungendo la luce.

Qualche volta quel meraviglioso momento è un’immagine: un’immagine che paralizza, sorprende, che provoca una nostra risposta, emotiva o intellettuale. Sappiamo che quell’immagine non ci abbandonerà: diventa esigente, ci costringe a prestarle attenzione.

Altre volte quel meraviglioso momento si presenta come una conversazione altrui che suscita un ricordo: di un sogno, di un incubo. Talvolta è una voce interiore, nella testa dello scrittore.

Indipendentemente dalla forma in cui si presentino, questi momenti sono il materiale grezzo dello scrittore: l’alchimia dell’immaginazione è ciò che li trasformerà – se siamo fortunati – in un romanzo.

Trasformazione

E ‘trasformazione’ è la parola chiave: la narrativa prende quei momenti che lo scrittore ha avuto la fortuna di esperire e li trasforma, con lo scrivere, in qualcosa di completamente altro. Avere avuto nel mondo reale una esperienza profondamente – nel bene o nel male – toccante non significa che diventerà automaticamente una storia.

È l’arte che deve trasformare l’esperienza in qualcosa di autentico, capace di toccare l’immaginazione dei lettori. Talvolta, semplicemente, quei momenti non portano lo scrittore da nessuna parte. Si esauriscono dopo aver generato qualche migliaio di parole che finiscono in fondo al cassetto, metaforico o meno.

E comunque anche le idee o i personaggi che non prendono subito il volo non sono semplicemente ‘da buttare’. Niente di ciò che scriviamo è di per sé ‘inutile’ o ‘sprecato’: dobbiamo tenercelo stretto perché in qualche modo, un giorno, si rivelerà, e spesso proprio quando lo scrittore meno se lo aspetta.

Sono, incidentalmente, piuttosto i momenti di ispirazione ad aspettare lo scrittore, non il contrario. Per questo bisogna sviluppare una sorta di sensibilissime antenne, in grado di captare le storie che vivono attorno a noi. Molti scrittori non vanno molto al di là dei confini della propria famiglia per quel momento che fa nascere la scintilla di una storia.

Basta pensare a generazioni e generazioni di scheletri nell’armadio immobili fino a quando uno scrittore non va a scomodarli, e li vede cadere ai suoi piedi, da là dove si nascondevano.

Scrivere è una combinazione di arte e lavoro duro: due gemelli molto più importanti dei singoli momenti di illuminazione o ispirazione.

L’ospite inatteso

Perché gli scrittori, appunto, scrivono ed è con lo scrivere che tendono un amo tentatore all’ispirazione: la magia dell’ispirazione si manifesta attraverso l’atto stesso di scrivere. Scrivere è un processo organico: le idee si cibano una dell’altra, crescono.

Qualche volta, mentre si sta creando un personaggio, un altro si fa strada, inaspettato.

Questo ospite inatteso può essere noioso proprio come l’ospite imprevisto di una festa, quello che cerca di entrare in tutte le foto; ma più spesso la quieta insistenza di questo ospite finisce per arricchire la festa: un altro punto di vista, un’altra direzione della storia, fino a diventare un vero e proprio nuovo personaggio, magari indispensabile.

Ma, ancora, per far sì che questo accada, lo scrittore deve scriverli, quei personaggi, alimentarli, svilupparli e, spesso, distruggerli, per iniziare da capo il processo ancora una volta. Non c’è una scorciatoia: tutta la scrittura è riscrittura.


Fatemi sapere che cosa ne pensate – il vostro feedback è ben accetto!


Catherine

Foto: Noel Hillis

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